RELAZIONE TECNICA

L’intera facciata era celata da uno scialbo di pittura di colore giallo e grigio, lo strato, ora rimosso, aveva uno spessore variabile tra 1 e 2 mm. applicato sopra un altro strato bianco di cementite, sotto gli strati si sono evidenziati intonaci cementizi, intonaci molto tenaci nella parte inferiore della facciata e molto friabili nella parte superiore a causa dela sopraposizioni di intonaco cementizio all’intonaco di calce originale, le porzioni d’intonaco cementizio ora asportate sono state sostituite con malte di calce naturale denominata INTOSTORICO della TCS.

Il cornicione centrale e i marcapiani  trovavano numerose integrazioni anch’essi di materiali cementizi molto tenaci, dopo l’asportazione di tali integrazioni sono stati praticati delle armature con barre in acciaio a sostegno delle modanature e successiva integrazione e modellamento.

Il cornicione del timpano e stato completamente rifatto in un precedente rimaneggiamento con materiali cementizi. Il restauro del cornicione del timpano e stato orientato in base alle direttive degli organi competenti a un’applicazione di uno strato di rasante a base di calce e resine.

Due delle sei nicchie che ospitano le statue, poste nella parte superiore della facciata presentavano un intervento di restauro precedente alquanto maldestro, era evidente la ricostruzione delle modanature con materiali cementizi sopraposti al materiale  originale costituito da coccio pesto e calce naturale, le modanature delle nicchie quasi completamente ammalo rate sono state restaurate con l’integrazione delle parti con malte di calce naturale denominata (INTOSTORICO TCS) e con spinature di barre in acciaio inox.

Le statue rappresentano immagini sacre, probabilmente dell’inizio novecento, avendo una struttura in conglomerato cementizio e avendo il supporto scheletrico di materiale ferroso, l’ammaloramento del ferro ha fatto si che le parti più esposte subissero un maggiore danneggiamento rispetto al resto del corpo, come si può notare dalla documentazione fotografica molte di queste sporgenze come mani, braccia, e modanature varie, erano totalmente mancanti, presentavano in’oltre vistosi tentativi di restauro con materiali e tecniche non coerenti alla tipo di materiali usati in origine, la ricostruzione indicata dagli organi competenti e stata orientata all’uso di materiali idonei per composizione chimica, caratteristiche meccaniche, granulometriche e cromia come da campioni precedentemente scelti.

Tutte le sporgenze come marcapiani, cornicioni, volute e le sommità delle nicchie, erano sprovviste di copertura, inoltre i giunti delle lastre di pietra erano completamente aperti, di conseguenza l’acqua che allungo penetrava ha causato ammaloramenti della muratura e sacche di umidità molto lente ad asciugare, dopo avere revisionato e stillato i giunti delle beole che coprono i cornicioni e stata effettuata la copertura con piombo spess. 12/10.

Nelle due estremità della facciata, sopra le due volute in granito, sono poste due grandi vasi in (PIETRA TENERA – ARENARIA PAVESE) uno di cui poco stabile alla base, con vistosi problemi strutturali, l’intervento di risanamento strutturale e stato eseguito mediante iniezioni di resine epossidiche fluide in modo da ottenere una buona penetrazione in fondo alle fessure e praticando pernature con barre in acciaio inox, previa pulitura con nebulizzazione di acqua ionizzata con supporto di preparato (A.B.57 CARBONATO DÌ CALCIO, BICARBONATO DÌ AMMONIO, EDTA, CMC.)

La stessa procedura di pulitura e di risanamento e stato attuata a tutti gli elementi in (PIETRA TENERA – ARENARIA PAVESE) situati Alla sommità centrale della facciata dove sorge una croce in ferro battuto con il basamento in pietra, il bassorilievo al centro del timpano e ai lati del timpano due vasi anche’essi in pietra, i manufatti lapidei presentavano piccole fratture  e accentuate erosioni.

La zoccolatura in granito con qualche elemento in beola con superficie grezza e  stuccature dei giunti con materiale cementizio, faceva trasparire macchie di ruggine e florescenze saline, dovute a umidità ascendente, per bloccare l’umidità di risalita dalle fondamenta e stata eseguita una barriera chimica con iniezioni di idrofobizante.

Lo stemma scolpito su pietra (ARENARIA PAVESE) posto alla sommità del Portale che contorna il portone di legno in Noce, la lavorazione del portale dove poggia lo stemma e costituito da due spalle con una modanatura semplice, e della parte superiore con modanature complesse, in’oltre in un intervento precedente e stato ricostruito per circa il settanta per cento con materiale cementizio molto tenace.

Il materiale cementizio usato per il rifacimento della facciata nell’intervento precedente era sicuramente molto ricco di cemento quasi all’eccesso, infatti, erano molto evidenti crepe dislocate a ragnatela, tipico effetto quando le malte per gli intonaci sono molto grasse di legante.

E stato necessario praticare iniezioni localizzate con latte di calce e resine acriliche per la compensazione delle cartelature che erano presenti sugli intonaci non asportabili.

I passo successivo e stato quello della velinatura di tutta la facciata, previa campionatura.

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